Campo di San Damiano

Il campo di san Damiano con una tradizione risalente ad alcuni decenni passati, si è sviluppato da una iniziativa dei seminaristi di Nyíregyháza appartenenti al circolo di san Damiano. Ogni componente di questo gruppo aveva come finalità di pregare ogni giorno per una persona viva con disabilità e nello stesso tempo di frequentare anche la Magdaleneum, una casa, dove vivono bambini e adulti disabili.

Qui si giocava e cantava insieme, organizzando anche diversi programmi e attività da svolgere nel tempo libero: in questa maniera accanto al rapporto spirituale si sviluppava anche un rapporto personale molto vivo. I seminaristi si sentivano coinvolti sempre di più nella vita stessa degli abitanti della casa, e in generale della vita delle persone con diverse disabilità volendo aiutare loro e le loro famiglie.

Nell’anno 1997, già 24 anni fa veniva presa un’iniziativa molto bella nel nostro seminario: i membri del circolo di San Damiano pensarono di organizzare un campo, ma non un campo qualsiasi, bensì uno che accogliesse persone molto care e importanti per tutti di noi. Quello che faceva e fa anche oggi muovere questo campo è la preghiera: da essa nasceva, e grazie ad essa anche oggi si sviluppa continuamente la nostra iniziativa ed in questo modo il campo è diventato la corona del lavoro del circolo di San Damiano.

Tale campo ha tre scopi principali: prima di tutto prendersi cura delle persone disabili per una settimana in modo che i rispettivi genitori siano liberi per quel periodo; il secondo è di regalare a queste persone una vacanza indimenticabile; il terzo di richiamare l’attenzione della società e dei giovani sulla solidarietà con le persone disabili dimostrando quanto essi siano importanti e vantaggiosi membri di una comunità.

Il campo, organizzato annualmente, dura una settimana, ed è arricchito con diversi programmi che aiutano il loro sviluppo, ma sono anche divertenti. In questo contesto ha anche la fede un ruolo importante. La partecipazione è gratuita ed il fondo necessario per esso viene raccolto da noi attraverso diverse attività di carità costando tante fatiche. Nell’ultimo campo avevamo 120 persone con disabilità di diversi gradi e 150 aiutanti volontari. Sebbene esso sia stato organizzato dai seminaristi greco-cattolici, non ci sono state prescrizioni relative alla religione né da parte dei partecipanti, né dagli aiutanti volontari.

Vorremmo rispecchiare, fedelmente al nostro motto “portate i pesi gli uni degli altri”, quei valori che nella nostra società moderna si trovano molte volte solo nelle periferie.

Si dice tante volte che queste persone siano molto semplici, ma a dire la verità, loro sono semplici nel senso che ci mostrano la semplicità vera della vita: con la loro felicità ci mostrano quante cose abbiamo nella vita di cui dovremmo essere contenti invece di preoccuparci continuamente di quanto ci manca.

Loro sono veramente come segni esclamativi dell’amore di Dio, veri regali.

Con la nostra attività vorremo ricordare anche alla nostra società che siamo tutti responsabili degli altri e che dobbiamo essere presenti, raggiungibili per loro e aiutare lì, dove siamo capaci di aiuto. Tale esperienza ci insegna anche che oltre alla gioia che queste persone ci danno, le tante fatiche e difficoltà nella vita di una famiglia dove vive una persona disabile. Queste famiglie e genitori sono ancora di più apprezzabili esempi per tutti di noi.

Per questo motivo si è deciso di prendere su di noi – per una settimana – queste difficoltà e fatiche, oltre la gioia di queste persone: i ritorni dopo il primo campo e dopo tutti i campi molto positivi ci rafforzano nella decisione di voler preparare e dare a loro esperienze indimenticabili.

La nostra iniziativa è talmente volontaria: tutti gli aiutanti offrono volontariamente una settimana delle loro vacanze affinché il campo possa funzionare. Loro offrono una settimana, e condividono la vita stessa dei partecipanti attraverso l’aiuto nelle cose quotidiane della vita, come mangiare, vestirsi, lavarsi, oppure conversando amichevolmente, giocando o cantando insieme: in questa maniera sia i partecipanti che gli aiutanti danno e ricevono molto in questa settimana. Anche per noi non rimane solo un lavoro in quanto facciamo esperienza non solo di essere amati, ma anche della loro fiducia incondizionata. Esperienze che fuori questo contesto non si trovano facilmente nel mondo odierno. Sperimentiamo anche la gioia di un lavoro volontario della donazione del nostro tempo della nostra energia, di noi stessi. La maggior parte degli aiutanti viene dalle classi superiori del liceo o dall’università ma ci sono anche delle persone che lavorano o vivono già nelle loro proprie famiglie ed il numero dei partecipanti cresce in ogni anno.

Per tradizione il campo si svolge nella prima settimana di agosto. Il primo giorno è solo per gli aiutanti affinché si conoscano tra loro e siano aggiornati sul programma   dell’intera settimana. I programmi sono in tutti gli anni abbastanza diversi in quanto proviamo ad organizzarli in modo che i partecipanti ritornino a casa con una esperienza unica e indimenticabile: sperimentiamo sempre qualcosa di nuovo e questa nostra intenzione crea i suoi frutti. Attraverso il contatto che abbiamo con i partecipanti anche durante tutto l’anno, sperimentiamo che per la loro vita, il loro anno, il campo di San Damiano è veramente un’esperienza rilevante e decisiva. Fra i programmi c’è sempre una giornata speciale dello sport, dei programmi artigianali, delle terapie musicali e la preparazione per il programma finale dove tutti i gruppi possono presentare uno spettacolo che hanno preparato. Alcuni ospiti sono già ricorrenti, come il gruppo musicale Nem adom fel, cioè “io non abbandono”, i giocolieri Lángoló csigák, cioè “le lumache fiammate”, il gruppo dei motociclisti greco-cattolici, un gruppo con cani terapeutici e anche altri, ai quali siamo molto graditi.

Durante tutti questi anni abbiamo raggiunto lo scopo che molti dei nostri aiutanti e donatori hanno vissuto un cambiamento profondo nel loro approccio verso le persone con disabilità, perché molti hanno avuto la loro prima esperienza di vicinanza proprio in questo campo, considerando che possiamo dare fiducia e appoggio spirituale agli istitutori, genitori e famiglie che affrontano queste situazioni assai difficili nella loro vita quotidiana. Negli ultimi decenni molti pedagoghi delle persone disabili, psicologi, medici ma anche preti hanno trovato o ritrovato la loro vocazione proprio grazie al nostro campo di San Damiano.

Come si potrebbe riassumere l’essenza del campo?

Vorrei condividere con voi uno dei momenti più commoventi che ritorna tutti gli anni. Quelli che conoscono già il programma del campo lo sanno bene che verso la fine dell’ultima serata, alla fine della festa finale, c’è un momento in cui tutti insieme formiamo uno cerchio e ci abbracciamo. Questo gesto spontaneo è così intenso che negli occhi, anche di quelli più forti, luccicano delle lacrime: per me questo momento è l’essenza del campo di San Damiano. Questo cerchio, è l’essenza del campo di San Damiano, perché in un cerchio – come anche in questo cerchio – non ci sono delle differenze, tutti i segmenti sono gli stessi, anzi tutti i segmenti sono uniti tra loro e coincidono con il cerchio stesso. Questo è il campo di San Damiano dove non conta quello che sei e come sei perché sei amato. Per me, per noi, questo è il momento più bello del campo e volete sapete che cosa proviamo? Anche solo pensando a questo momento il nostro cuore viene riempito di un sentimento dolce e caldo, un sentimento, che tutti i partecipanti del campo di San Damiano conoscono bene l’amore.

Le persone con disabilità non sono strane, o tanto diverse! Loro vorrebbero solo quello, che ognuno di noi vorrebbe: essere accolti, amati, e poter amare gli altri.